Il Kitesurf
Il Kitesurf è uno sport che può diventare rischioso se non si conoscono e non si rispettano alcune regole fondamentali, e soprattutto se non si è fatto un corso adeguato con istruttori qualificati.
Il kitesurf non è uno sport che si apprende in poco tempo, ci vuole però un bagaglio di esperienza significativo creato nel tempo per acquisire padronanza e risolvere i vari problemi che possono sorgere. E' l’inizio di una gara con se stessi per perfezionarsi e divertirsi in sicurezza.
Kitestory
Il Kitesurf nasce dall'applicazione di un'idea assolutamente rivoluzionaria ad uno sport già praticato da milioni di appassionati: farsi trainare da un aquilone sfruttando tavole da Windsurf.
Intorno alla fine degli anni 80' il progetto di Bruno Legaignoux (questo è il nome dell'inventore) era quello di realizzare un sistema di vele di sicurezza per le scialuppe di emergenza.
Da qui l'idea di realizzare degli aquiloni gonfiabili, capaci di ripartire dall'acqua in qualsiasi condzione di mare, facili da governare ed in grado di creare un’energia motrice per trarre in salvo gli equipaggi delle scialuppe di emergenza.
La svolta definitiva che ha poi portato il KITESURF alla ribalta mondiale è avvenuta nel 1998 quando il più grande fra i campioni di Windsurf (Robby Naish), incuriosito da alcuni fra i prototipi di Legaignoux, ha iniziato a praticare uno sport del tutto nuovo .
Modificate alcune tavole da Surf da onda e corretto alcuni dettagli ci si è resi immediatamente conto che l'abbinamento “aquilone/tavola” dava grandi possibilità. Da qui alla commercializzazione il passo è stato breve, negli ultimi anni l'evoluzione degli aquiloni marini è stata veramente notevole, tanto da trasformarsi in breve tempo in uno sport ricco di discipline e “tecnologia”.
Aerodinamica del Kite (cenni)
Il flusso d’aria che colpisce il kite si separa incontrando il bordo di attacco: una parte scorre sull’estradosso (parte superiore del Kite) e la restante scorre lungo l’intradosso (parte inferiore del Kite) per ricongiungersi sul bordo di uscita.
A causa del profilo dell’ala, l’aria che scorre sull’estradosso si ritrova a dover percorrere più strada, ed accelera per riunirsi con l’aria sottostante sul bordo di uscita. Per l’effetto fisico conosciuto come Legge di Bernoulli, l’accelerazione dell’aria sull’estradosso crea una depressione che risucchia il kite verso l’alto, ed che è per 2/3 responsabile della capacità di volare dell’ala.
L’aria che colpisce l’intradosso partecipa al sostentamento dell’ala per il restante
I venti
La rappresentazione grafica della direzione del vento, nella forma classica, che risale all’epoca delle Repubbliche marinare e all’introduzione della bussola, è data dalla Rosa dei venti che è costituita da un cerchio, suddiviso in gradi, che circoscrive una stella a sedici (a volte 32) punte sovrapposte le une alle altre come i petali di una rosa; al centro del cerchio s’immagina ci sia l’osservatore mentre le punte della stella indicano la direzione dei venti principali e la loro distanza
angolare dal nord geografico.
La Rosa dei Venti
Le prime notizie sulla rosa dei venti risalgono ai poemi omerici; per i Greci, le prime rose dei venti usate avevano quattro punte corrispondenti ai quattro punti cardinali che poi aumentarono ad otto quanti sono i venti principali.
Prima Aristotele e poi Plinio nella sua Naturalis historia, individuarono una rosa di dodici venti, ma nell’uso comune i Romani ne adottarono una di otto venti: Nord (settentrione), Nord-Est (aquilone o borea) Est (subsolano) Sud-Est (volturno o euro) Sud (austro o noto), Sud-Ovest (africo) Ovest (favonio o zefiro), Nord-Ovest (chorus o maestro). La rosa a sedici venti comparve all’inizio del Medioevo dopo l’introduzione della bussola. Secondo alcuni furono gli Amalfitani a coniugare la bussola con la rosa dei venti, La Tramontana, è il vento del nord che proviene dalle regioni polari, è freddo e umido in Germania mentre è freddissimo e secco nelle regioni italiane.
Il Grecale, è il vento di nord-est ed è un tipico vento invernale; è freddo e asciutto e deve il suo nome al fatto che gli antichi navigatori del Mediterraneo centrale ritenevano che provenisse dalla Grecia.
Il Levante, è il vento dell’ested è un tipico vento invernale che nel Mediterraneo è accompagnato da pioggia e tempesta.
Lo Scirocco, è il vento di sud-est, proviene dal deserto del Sahara e in origine è secco e infuocato; attraversando il Mediterraneo, però, si carica d’umidità e nelle regioni italiane spira come un vento caldo umido apportatore di piogge e nebbie.
L’Ostro, è il vento del sud ed è apportatore di piogge e tempeste; deriva il suo nome da auster che era il nome latino del vento che gli stessi romani chiamavano anche nothus.
Il Libeccio, è il vento di sud-ovest che i Romani chiamavano africo oponente iemale; spira dalla Libia e venne così chiamato all’epoca delle Repubbliche marinare. E’ generalmente vento di tempesta.
Il Ponente, è il vento dell’ovest; è un vento tipico che spira nel periodo estivo sulle coste laziali ed è originato dal diverso riscaldamento della terra e del mare. Esso penetra nella terraferma fino a Roma determinando una gradevole frescura; a Roma viene chiamato Ponentino. Gli antichi Romani lo chiamavano Favonio o Zefiro.
Il Maestrale o Maestro, è il vento di nord-ovest che i Romani chiamavano Chorus o Circius; insieme al Libeccio è tipico del Mediterraneo centrale, spira ad una velocità che può superare i 120 km orari; è asciutto ed è un vento di burrasca soprattutto sulla Sardegna e sulla Corsica. E’ il vento più impetuoso e annuncia l’inverno.
La finestra di volo
La finestra di volo è una conoscenza molto importante per la pratica del kitesurf, rappresenta lo spazio davanti a noi, nel quale il kite potrà spostarsi. Se i cavi che collegano l’ala con il kiter sono, ad esempio, lunghi 27 metri, il kite potrà spostarsi per 27 metri (lunghezza cavi) alla vostra sinistra o alla vostra destra, davanti o dietro di voi, si tratta si un quarto di sfera di 27 metri di raggio della quale il kiter è il centro. In bordo finestra (lato sinistro e destro) sviluppa poca trazione, rappresenta pertanto la posizione dalla quale far partire/atterrare o fermare il kitesurf.
Per stabilire la finestra di volo si procede come di seguito descritto:
Si individua la direzione del vento e ci si posiziona offrendogli le spalle, l’apertura delle braccia simboleggia la finestra del vento dove le mani sono i due punti a novanta gradi a destra e a sinistra, lo zenit e’ dato dalla porzione di spazio sopra la nostra testa.
La finestra di volo ha la forma di un quarto di sfera. La sua estenzione e’ dunque di 180°, ed e’ la superficie lungo cui si muove l’aquilone, entro tale finestra la posizioneche assume il kite ne determina la potenza e quindi la trazione che esso esercita sul kiter.
Con poco vento tale finestra si riduce notevolmente, arrivando anche a misurare 45°.
L’aquilone va’ tenuto sempre nella zona centrale della finestra di volo (bordo finestra ma a 45°) cosi da poterla sfruttare al meglio ed evitare gli stalli.
Nella finestra di volo si individuano due diverse aree significative per il volo e la conduzione dell’aquilone;
esse sono:
• Il bordo finestra detta anche zona neutra, e’ quella linea oltre il quale il kite non può andare , e può essere suddiviso in 3 ulteriori zone: Zenith (sopra la testa), zona dei 45° (ideale in andatura e per tenere il kite in sicurezza), zona a Terra (zona decollo e atterraggio)
• La Power zone e’ la zona di massima trazione del kite (zona frontale)
Portando l’ala dal bordo finestra verso il centro finestra (pawer zone) si ottiene un aumento progressivo della potenza generata dal vento.